Nuoro, Mancaspazio accoglie le opere fuori dal tempo di Roberto Chessa.
Ritmo, danza e arte si incontrano in un’unica persona che mostra l’unione di queste capacità in due professioni: pittura e breakdance. Roberto Chessa nasce a Nuoro nel 1978, la città considerata Atene Sarda, ricca di maestria.
Roberto sin dall’adolescenza si interessa all’attività creativa, in particolare alla pittura, ispirato dal padre che dipingeva in età giovanile.
Coltiva questo amore sbocciato tra le mura di casa, va a ricercarlo fuori dalle pareti e poi scava come un archeologo nella sua mente per conoscere sé stesso ed esprimere quel che oggi lo rendono un artista piacevole, particolare, semplice ed estremamente stupefacente.
La sua passione continua presso l’Istituto d’Arte e, successivamente, all’Accademia delle Belle Arti di Sassari. Al contempo, per merito dei graffiti nella città natale, si avvicina alla cultura Hip Hop, ammaliato dalle movenze e dalle acrobazie, osservava alcuni ragazzi ballare breakdance su pezzi di cartone.
Con un’analisi dettagliata e tanta pratica impara da autodidatta i movimenti base, il tempo lo porta a Sassari nel ’93 dove fonda la crew di breakdance “Sirbones”; ottiene ottimi risultati nel panorama italiano ed estero.
A Londra, dal 2011 al 2015, si dedica alla minuziosa ricerca e sperimentazione delle due arti.
Tornato in Sardegna, frequenta a Cagliari la scuola di Giovanni Manunta detto Pastorello che crea in lui un meccanismo tale da cambiare radicalmente lo stile pittorico.
<<Dipingo sulla tela senza un’idea precisa. Il colore e le forme mi guidano, mi lascio trasportare. È una pittura libera da compromessi oggettivi, per me intuizioni geometriche. La mia mano è libera di realizzare forme senza l’uso di righe o altri mezzi; una sfida contro me stesso che cerca di emulare la perfezione pur restando umano>>, Roberto Chessa.
Aggiungere e togliere è il procedimento utilizzato <<Quando mi rendo conto che l’opera mi soddisfa mi blocco – dice l’artista -. I miei soggetti sono ben solidi e compatti, hanno un aspetto tridimensionale>>.
Delle sculture dipinte, mai viste, fuori dalle righe e dai contorni, si prendono tutto lo spazio necessario per proseguire nella crescita. Proiettano naturalmente l’occhio verso l’alto, quasi con un senso di continuità, di infinito. <<Cerco di intuire quale sarà il passo successivo, pur tenendo un certo controllo e rigore. È un processo creativo rilasciato dalla mente fino a diventare appagante>>.
Ad oggi la mostra personale a MancaSpazio (la nuova galleria d’arte e spazio espositivo con circa 40 mostre realizzate dal 2018 al 2022 appena iniziato) inaugurata il 4 febbraio 2022 e visitabile sino al 19 dello stesso mese.
<<Ho sentito parlare di Roberto Chessa per la prima volta a Nuoro da Luciana Aironi, sua collega in Accademia. -Chiara Manca di MancaSpazio -. Ho guardato le sue opere nei social e deciso di presenziare alle mostre collettive a cui Chessa ha partecipato. Presso il nostro spazio espositivo e galleria si è realizzato il sogno della sua prima mostra personale in Sardegna. È un progetto che avevo in testa da un po’>>, Chiara Manca racconta l’esperienza e il rapporto con Roberto Chessa.
Un intreccio di legami delineato da righe perfette, libere, in crescita. Una mente calibrata che porta a realizzare un qualcosa di astratto, non sempre semplice da comprendere ma che fa provare, già dal primo sguardo, l’emozione che la mente geniale del loro creatore aveva intenzione di trasmettere.
Le assenze e gli spazi vuoti paiono trasferirsi e proiettarsi nel cuore di chi le osserva, creando alveari di mancanze, facendo riscoprire la solitudine, l’isolamento e la piccolezza umana. Un metodo per scoprire le profondità dell’essere e dell’esistenza.
A volte pungente, condizionata, collegata da strade verde pastello a tratti più chiari a volte più scuri che uniscono la semplicità umana.
Roberto Chessa, 44 anni, mette a nudo l’interno del nostro corpo, l’anima, con le sensazioni che condizionano stati d’animo fisici e mentali. Opere in continua evoluzione, eppure concluse. Uno sviluppo continuo, un intreccio, un contatto.
Una certa familiarità fa credere di conoscere le opere di Chessa da sempre, come se fossero già parte di noi inconsciamente.
La sala di MancaSpazio propone un percorso di crescita e conoscenza personale, da non perdere, un giardino zen dove esplorare l’esistenza umana.
Giovanna Pittalis
Ph. Daniele Brotzu