Yin My Yang, mostra personale di Vincenzo Grosso a cura di Chiara Manca e Cecilia Mariani, è la terza tappa del più ampio progetto espositivo che nel corso del 2020 vede coinvolti altri tre artisti accomunati dall’origine nuorese – Gianni Casagrande, Vincenzo Pattusi, Ruggero Baragliu – chiamati a confrontarsi con un’eredità concettuale forte quale quella del romanzo postumo Il giorno del giudizio (1977) di Salvatore Satta (1902-1975), e dunque con l’identificazione del capoluogo barbaricino con un metaforico “nido di corvi”. Un (pre)concetto identitario, questo, di per sé negativo ma difficilmente ignorabile, con cui la stessa intelligentsia locale, nei decenni più recenti, ha fatto dei conti un po’ approssimativi, quasi si trattasse di un mantello ancora troppo caldo per quanto ruvido, confortevole perché recante la traccia della propria impronta.
Prendendo le mosse da Krähen. Ein Portrait, volume del 2013 del tedesco Cord Riechelmann pubblicato nella sua versione italiana da Marsilio nel 2019 all’interno della collana Storie Naturali, è stato chiesto agli artisti di compiere la stessa operazione di ribaltamento compiuta dallo studioso: come lui, dopo anni di osservazione diretta dei volatili e di confronto con la comunità scientifica, è stato in grado di smentirne la pessima fama materiale e immateriale, così loro si sono relazionati con un pregiudizio simbolico ostinato e limitante per una città che proprio per l’anno 2020 aveva voluto proporsi in qualità di capitale italiana della cultura. Alla pari dei corvi abissini (corvus crassirostris), che hanno l’abitudine di sostare sul tetto di quella che ad Harar fu la casa del poeta Arthur Rimbaud, si sono posati metaforicamente sulle tegole del magistero sattiano: chiamati a concepire una o più opere a partire dalle argomentazioni esposte nel testo di Riechelmann e da un volume inteso anche come oggetto-libro, hanno dato la loro personale interpretazione del tema; un modo concreto, questo, per affermare l’esistenza di un processo creativo in corso e la propria originale presenza al suo interno, sia attraverso la rielaborazione di un’origine urbana e culturale comune, sia tramite il filtro specifico del proprio tratto, segno, intervento. Un volo evidentemente ambizioso, insomma, alla ricerca di prospettive nuove, più aeree, più alte.
La mostra di Vincenzo Grosso propone una serie di opere appartenenti alla produzione più recente dell’artista che, con riferimento alla tradizione filosofica orientale facente capo al concetto di Yin e Yang, hanno stimolato una riflessione sulla dualità e dunque sulle possibilità di interpretazione e interrelazione degli opposti. L’allestimento è completato da una selezione di stampe e di piccole sculture in carta realizzate appositamente per il progetto curatoriale. Per tutta la durata della mostra il pubblico è invitato a portare con sé un piccolo oggetto bianco di cui desideri disfarsi e a lasciarlo in galleria insieme con un biglietto che indichi le proprie iniziali, l’età, il luogo di provenienza e il perché del dono: ciascun oggetto sarà contraccambiato con uno degli origami confezionati dall’artista.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo bilingue con testi di Chiara Manca e Cecilia Mariani, progetto grafico di Sara Manca, traduzioni in inglese di Shahrazad Hassan e fotografie di Nelly Dietzel.
Luogo: MANCASPAZIO
Indirizzo: Via della Pietà 11, Nuoro (NU), Sardegna
Quando: dal 02/10/2020 – 24/10/2020
Vernissage: 02/10/2020 ore 18.30
Autori: Vincenzo Grosso
Generi: arte contemporanea, personale
Orari: Dal martedì al sabato dalle 17.00 alle 20.00; visite su prenotazione tutti i giorni della settimana